“Nel 1993 – ha detto Decaro – il nuovo sistema elettorale per i Comuni segnò uno spartiacque fra due stagioni della politica italiana e fu visto come indispensabile a un riavvicinamento fra i cittadini e le istituzioni in un momento di grave crisi. Il fatto che oggi sia il sistema elettorale più longevo e più apprezzato è la prova che ha funzionato bene, nell’arco di trent’anni, garantendo insieme governabilità e alternanza”.
“I sindaci – ha aggiunto il presidente dell’ANCI – anche grazie a questo sistema hanno stabilito con i cittadini un rapporto di fiducia basato sui fatti e sulla possibilità di verificare l’operato dell’amministrazione al termine del mandato. Quando ci ripresentiamo davanti agli elettori abbiamo solo la forza della parola data e dell’impegno mantenuto, non abbiamo paracaduti, listini né santi in paradiso a cui votarci. Per questo – ha sostenuto Decaro – pensiamo che debbano essere i cittadini a decretare la fine del mandato, quando ci giudicheranno non più adatti a proseguire. Per questo, giorni fa, il Comitato direttivo dell’ANCI ha approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale torniamo a chiedere al Parlamento di valutare l’abolizione del limite del secondo mandato per tutti i Comuni, anche per porre fine allo spezzatino istituzionale per cui a seconda della dimensione del Comune cambiano anche le regole per eleggere il suo sindaco. I due mandati sono un limite al diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo che non vale per nessun’altra carica elettiva e per nessun altro livello di governo, e non esiste in nessun altro Paese”.
Decaro ha concluso: “Apprendiamo di blitz parlamentari con l’obiettivo di rimettere mano ai sistemi elettorali, senza nemmeno aver richiesto il nostro parere. Crediamo che sia un fatto allarmante su cui ci auguriamo si abbiano i dovuti ripensamenti e si cerchi un confronto comune, scevro da qualsiasi dietrologia”.